Mi è capitato di leggere in questi giorni, sui social più che altro (dove nascosti dietro ad uno schermo probabilmente ci si sente più forti), commenti o post o dirette in cui ci si accusa gli uni contro gli altri di essere i tuttologi della situazione, di essere passati da virologi ad esperti di guerra e politica. Premesso che bisogna sempre parlare con senso e che, anche se si esprime un’opinione, lo si deve fare con un minimo di cognizione, soprattutto su argomenti così importanti e delicati quali la pandemia, il virus, il vaccino, la guerra e la politica, ma su cosa regge quest’accusa? Ma soprattutto, se tutti la muovono, contro chi la stanno muovendo? Dove sta scritto che le persone devono tacere e deve parlare solo chi è esperto? Ma dove sta scritto che se uno di mestiere fa l’imprenditore, l’impiegato, il panettiere, l’insegnante o chiunque altro non possa esprimere un’opinione su una situazione che lo riguarda, che riguarda il mondo in cui vive?
Si parla anche per condividere ed imparare, non per voler essere l’esperto della situazione. Scrittori e poeti, per esempio che io conosco e che scrivono con me, scrivono dal punto di vista emotivo, ma questa è scrittura. E allora non li facciamo scrivere perché sono poeti e non politici?
Poi ci sarà qualcuno esperto in Geopolitica, qualcuno che ha studiato e che parla con più conoscenze alla mano, certamente.
Eppure, mi trovo anche oggi qui a cercare di riflettere insieme a voi e far riflettere tutti quanti sulle modalità con cui ci si esprime verso”l’altro”, puntando solo ed esclusivamente il dito e criticando, anche in modo aggressivo ed esagerato, così come è successo con i vaccini. Ma chi lo fa crede di essere bravo perché ha messo “al posto suo” un altro che si è espresso Pur non essendo un professore di filosofia politica, per esempio?
Ma allora io dico chi sta criticando, è un esperto di morale che deve dire agli altri come si devono comportare? È un esperto di filosofia del linguaggio, di logica, di filosofia politica, di filosofia del diritto che può dire agli altri come si devono esprimere? Che può dire su cosa si possono o non si possono esprimere! Ma non gli viene in mente che si sta comportando esattamente nel modo che sta criticando? Evidentemente no! Di solito quello che si critica negli altri è quello che dà fastidio di se stessi, ma guardarsi allo specchio non è cosa da tutti, anzi la maggior parte non è proprio propensa e allora cerchiamo di aprire gli occhi tutti insieme. Molto spesso si ha bisogno di qualcuno che guardi le cose da fuori, senza esserne coinvolto, e visto che ne soffro a vedere le persone bullizzate in un qualsiasi modo, così come ho cercato di spiegare in altre occasioni.
Torniamo all’accusa mossa. Innanzitutto, siamo esseri pensanti e questa ragione la dobbiamo usare, la dobbiamo nutrire di conoscenze e la dobbiamo accrescere; secondo, siamo cittadini di questo mondo e fatti così grandi, come la guerra di questo momento, ci riguardano tutti, e per questo abbiamo il diritto di dire la nostra, seppure non siamo competenti in materia e ovviamente senza offendere nessuno. È ovvio che l’opinione di un cittadino che si occupa di altro, che non si è interessato alla politica attuale, che non ha seguito le premesse che hanno portato a questo conflitto, si esprimerà, O meglio mi aspetto che si esprimi, in maniera”semplice”, senza volere offendere nessuno con questo termine, mettendo in evidenza i sentimenti che prova, le paure o semplicemente quello che pensa su quanto sta accadendo.
E ancora: dove sta scritto che tu hai ragione, che stai affermando che gli altri vogliono fare i “tuttologi” ma gli stai imponendo, con tono sarcastico, di tacere? Non stai tu stesso esprimendo un giudizio sugli altri, giudizio perentorio e con tono non poco dittatoriale? Si, si, ci metto la faccia! Perché chi si esprime in questo modo è nello stesso errore di chi parla ha ragione di ignoranza, solo che colpisce tutti quelli che si esprimono, come dicevo prima, in maniera educata, cercando il confronto o cercando di capire quello che accade, o perché vogliono scrivere una poesia o perché semplicemente Sono cittadini di questo mondo e vogliono parlare. Questo non significa che si debba parlare a vanvera, credo che da quanto ho scritto è chiaro il concetto non c’è necessità di sottolinearlo, ma repetita iuvant per i più attaccabrighe.
Togliendo”la qualunque ” dell’ignoranza vera e propria, ma chi lo dice che un cittadino non possa parlare o esprimere la sua opinione o i suoi sentimenti in merito ad una situazione che lo riguarda? Non tutte le persone parlano per esprimere “sentenze” di verità assoluta, la gente parla per condividere e ne ha il diritto. L’esperto in materia parlerà adducendo motivazioni sicuramente più valide, ma gli altri perché non possono dire la loro? E siamo in democrazia e viviamo questo mondo ed è giusto e doveroso pensare, riflettere ed esprimersi, e non c’è nulla di male ad imparare una cosa nuova con l’occasione.
Anzi, è un dovere di che fa informazione dare le informazioni giuste, pubblicare le foto vere per Rendere edotto Il Cittadino che durante la sua vita quotidiana si occupa di tutt’altro E non di politica, Come è giusto che sia. Ma con un’informazione vera e non manipolata può farsi un’opinione che sarà sicuramente sensata perché arriva da notizie corrette. A questo servono i giornali, questo serve l’informazione, perché non ce la facciamo ad essere acculturati su tutto, ed esperti in tutto, è normale perché ognuno di noi ha la sua strada, il suo percorso formativo e il suo lavoro ed è impossibile sapere tutto, ma non è impossibile saperne di più e continuare ad istruirsi e a formarsi, perché anche Questa è cultura, non solo quella che si fa sui libri.
Finitela con “lo specialista di settore” quando non serve, perché stiamo parlando di cultura e di espressione del pensiero, e aprite le menti. La cultura non è specialistica, non è un lavoro specifico, è globale, universale e più la mente impara e meglio è. È ovvio che ognuno di noi ha il suo percorso di studi che può essere più o meno specialistico soprattutto se indirizzato ad un lavoro specifico, il medico avrà studiato medicina, l’operatore turistico avrà studiato lingue e così via, l’insegnante di filosofia sarà bravo in filosofia e non in matematica, non cadiamo nella banalità! Ma ciò non toglie che possiamo avere una cultura che spazia oltre il percorso specifico che abbiamo scelto quando stavamo crescendo. Oltre al fatto che c’è una base culturale più o meno comune a tutti, che ci fornisce la scuola dell’obbligo e gli Istituti e licei superiori; o almeno questo è quello che dovrebbe fare la scuola.
Ma detto questo, perché non si riesce ad uscire dalla”specializzazione”, che è una cosa ottima dal punto di vista pratico lavorativo, sicuramente ottima dal punto di vista culturale, perché si diventa sapienti e molto ferrati su un percorso di studi piuttosto che un altro, su una disciplina o sulle discipline umanistiche piuttosto che scientifiche, per esempio, o viceversa.
In questo modo si asseconda solamente un sistema che ci vuole ignoranti, che vuole persone che non ragionino perché la cultura e la ragione rende critici, ma nel senso costruttivo del termine, ed è proprio questo che non si vuole!
Tutto ciò è dimostrato dal fatto che nulla è investito in cultura e in istruzione, così come nello sport! Non si fa altro che proporre programmi ridotti o “snelliti”, le scuole cadono a pezzi, le materie umanistiche etichettate come “inutili” per il lavoro. E la mente? A quella chi ci pensa?
Nella vita la cultura serve a formare la persona a 360°; non è il voto che prendiamo all’interrogazione o all’esame la cosa importante, certo ci servirà per la media o per passare l’esame stesso, ovviamente. Ma l’importante è soprattutto l’impegno che ci abbiamo messo e quello che ci resta, quello che abbiamo imparato non perché lo abbiamo ripetuto, ma perché lo abbiamo capito e assimilato e resta, per questo, nella nostra”biologia mentale”. Sì, ho coniato un nuovo concetto forse, ma è solo quando quello che studiamo ci forma come persone che la cultura ha raggiunto il suo scopo, il suo senso e anche noi probabilmente.
Se studiassimo la storia per capirla e non solo per saperla avremmo la capacità di comprendere anche fatti quotidiani, la capacità di giudicare (non in senso negativo) gli avvenimenti di oggi e probabilmente anche l’intuizione di prevenirli, di capirli prima che accadano. È la cultura di oggi che prepara la pace di domani, che istruisce i politici di domani, che gli regalerà il senso di appartenenza al mondo e non solo alla nazione, il senso cosmopolita che gli scrittori come noi amano, che gli intellettuali tutti e gli artisti hanno sposato.
È necessario riflettere sulle domande fondamentali che si pone un intellettuale, un filosofo, ma anche un letterato, per esempio sull’uomo, sull’essere, sul non essere, sulla sua relazione con se stesso, col mondo e con gli altri . Perché è da queste riflessione che si impara a relazionarsi con se stessi, a riconoscere l’altro come un essere uguale a noi, e quindi a relazionarsi con gli altri. Solo riconoscendo tutto il mondo come “casa sua” l’uomo può rispettarlo, solo riconoscendo l’altro come un essere uguale a se stesso, con le stesse problematiche, gli stessi pensieri, sentimenti ed emozioni, che l’uomo impara a rispettare l’uomo.
La mia filosofia è autrice e fautrice dello sguardo interiore e della dialettica sguardo interiore-sguardo esteriore, agganciandosi ai grandi filosofi del passato, più o meno recente, proprio perché questa dialettica costituisce le basi della comprensione di se stessi, dell’altro e del mondo e quindi dei concetti di cui sopra.
Ho sempre sostenuto l’importanza delle materie umanistiche è l’importanza “coordinatrice” di tutte le discipline della filosofia, che si è fatta filosofia morale, filosofia teoretica, etica, metafisica, filosofia politica, filosofia del diritto, antropologia, antropologia filosofica, sono tutte specializzazioni di un unico quadro culturale, di cui la storia ne è la colonna portante, la letteratura, scrittura e poesia, ne sono l’espressione sublime. E non deve essere tutto difficile, non bisogna studiare concetti difficili. Innanzitutto bisogna partire dalle basi che la scuola deve, e sottolineo deve, fornire e poi da grandi, nonostante la scelta di un percorso e di un lavoro, non ci si deve mai e poi mai assolutamente chiudere in questa scelta e non voltare un attimo lo sguardo fuori dal proprio recinto. È un diritto esprimersi ma è anche un dovere! È un diritto fare parte di questo mondo ma è anche un dovere! È un diritto interagire in questo mondo, con gli altri, ma è anche un dovere! Si devono pretendere i propri diritti ma si deve pretendere da se stessi di adempiere ai propri doveri!
E quando si combatte per un diritto negato, ricordatevi che si combatte sempre contro un altro uomo, non è un entità soprannaturale, non è un supereroe, è un altro uomo! Come voi, come noi, come tutti, che sta facendo una prepotenza consapevole oppure inconsapevole; in questo caso, deve imparare a ragionare allo stesso modo degli altri, ovvero a rispettare gli altri in quanto esseri come lui, deve imparare che esistono dei confini della sua libertà, e anche degli altri, e deve imparare a rispettare questi confini. Deve imparare che, seppure ricopre un ruolo di rilievo, magari politico, gli altri non sono i suoi sudditi, ma i suoi concittadini e ha dei precisi doveri nei loro confronti, come un padre nei confronti dei figli. E abbiate voce, più che potete, perché ne avete il diritto, ma deve essere una voce spinta e sostenuta da un pensiero strutturato ed intelligente.
Ci sono sempre stati, e probabilmente ci saranno ancora, dittatori più o meno palesati, politici con mire espansionistiche esplicite ed altri che nascondono queste intenzioni dietro mosse più o meno strategiche e diplomatiche, ma solo con un intelligenza aperta e strutturata ce ne possiamo rendere conto; diversamente siamo in balia degli eventi e di quello che ci viene detto su questi eventi. Solo con un pensiero critico ben costruito abbiamo la possibilità di non essere manipolati da nessuno.
“Le parole creano, le parole distruggono” ho scritto in un articolo, che trovate su questo blog, e anche in questo pezzo voglio sottolineare l’importanza di una comunicazione positiva e di un atteggiamento non giudicante nei confronti dell’altro. Essere per la pace significa esserlo nella quotidianità ed educare i nostri figli al rispetto per l’altro. E come può adempiere a questo compito un genitore che, per primo, punta il dito contro chi si esprime in merito ad una situazione di guerra che riguarda il mondo intero? Come può parlare di tolleranza colui che non tollera che l’altro si esprima? Come può parlare di pace chi, già nei piccoli gesti quotidiani manifesta un atteggiamento “ostile”?
Attenzione a giudicare gli altri e criticarli per un errore che stiamo commettendo noi stessi per primi nel momento stesso in cui stiamo puntando il dito contro. Riflettete, riflettiamo.
Anna Lorenzini.