Oggi nella giornata mondiale contro la violenza delle donne voglio trattare il tema da un punto di vista diverso e parlarvi delle donne della filosofia, dedicando la giornata ad Ipazia.
Ipazia di Alessandria d’Egitto fu matematica, astronoma e filosofa della Grecia antica e in particolare era una delle rappresentanti della filosofia neoplatonica. Il suo anno di nascita viene collocato all’incirca nel 355 ma rimane oggetto di discussione. Figlia di Teone, geometra e filosofo che studiava ed insegnava ad Alessandria, in primis fu allieva del suo stesso padre e collaboratrice, tanto che egli stesso ne ha tramandato la collaborazione nel suo commento al Sistema matematico di Tolomeo. Dalle fonti classiche apprendiamo che ella superò il suo maestro, soprattutto nell’astronomia, e si dedicò anche alla matematica e alla filosofia, tanto da diventare a pieni voti la discendente del padre nell’insegnamento di queste discipline, divenendo anche a capo della scuola Alessandrina già intorno al 393.
Anche qui mancano i suoi scritti e questo rende problematico stabilire quale contributo abbia dato al progresso matematico e astronomico, e anche a quello filosofico ovviamente. Per ricostruirne il pensiero, dunque, non avendo opere scritte, dobbiamo far riferimento agli scritti del suo allievo Sinesio, fedelissimo seguace della sua maestra, da cui apprendiamo come Ipazia abbia solamente esposto il pensiero della filosofia neoplatonica senza avere una propria filosofia autentica. Ipazia gli insegnò che la filosofia è uno stile di vita, che è ricerca continua, ininterrotta e disciplinata della verità, che la filosofia è filosofia di vita. Si comprende come non ci sia un distacco da ciò che scrive Sinesio e gli insegnamenti della maestra a testimonianza del forte binomio maestro-allievo, tipico della filosofia greca e tale da farci individuare le opere filosofiche di Sinesio una traccia della filosofia anche di Ipazia.
La filosofia neoplatonica viene elaborata secondo l’interpretazione Alessandrina, cui fa da sfondo un atteggiamento razionale neutro nei confronti del Cristianesimo, in antitesi al neoplatonismo polemicamente anticristiano di Atene.
Pensiero cruciale, che io condivido in pieno, è quello che vede la filosofia come l’unione di tutte le conoscenze, la scienza delle Scienze, la disciplina con cui l’uomo comunica con gli uomini ma anche con il divino, l’universo, la natura, una comunicazione razionale e tipicamente umana, una disciplina atta ad educare gli uomini esattamente come aveva fatto il grande maestro Socrate che mise a disposizione la propria Sapienza il proprio metodo a tutti coloro che volevano intraprendere la via della conoscenza e della virtù.
Ipazia raggiunse un livello culturale molto elevato e superiore anche a molti filosofi a lei contemporanei, un sapere che la rese adatta all’insegnamento e per questo insegnò le Scienze filosofiche a chiunque lo desiderasse. In questo modo, attirò a sé da ogni parte del mondo tutti quelli che vollero imparare la filosofia, a dimostrazione che ad Alessandria lei fu l’unica erede del platonismo di Plotino, escludendo la corrente magico-teurgica che molto spesso era ostile al cristianesimo, tipica della scuola ateniese. Questo si comprende dalle fonti che la descrivono come l’erede diretta del platonismo interpretato da Plotino, mentre altre fonti creano un’eredità diversa di questa corrente filosofica, diversità che può essere interpretata dalla volontà di eliminare proprio la linea discendente dei neoplatonici Alessandrini. La domanda che ancora oggi si pone è se ella abbia svolto la funzione di insegnante delle dottrine filosofiche storico se abbia sviluppati e poi proposto un pensiero, derivante dal platonismo di Plotino, più attuale per i suoi tempi, fatto sta che l’immagine di lei che insegna nelle strade, come il grande Socrate, ci mostra sicuramente un comportamento femminile coraggioso, per la sua epoca sicuramente una sfida, un atto di difesa della cultura greca cui lei stessa appartiene, quella che era definita la cultura pagana.
Ipazia divenne famosa per la sua tragica fine, avvenuta sullo sfondo di un conflitto storico tra Oreste, il prefetto cittadino, e Cirillo, appena eletto Patriarca di Alessandria. Senza entrare nel dettaglio di questo conflitto, possiamo accennare che Oreste accusò Cirillo di avere provocato l’espulsione degli ebrei Alessandrini da parte dei Cristiani. Ipazia venne accusata di non permettere ad Oreste di riconciliarsi con il vescovo Cirillo, perché da lei sedotto con arti magiche, accusata di magia e di aver fatto lo stesso coi molti che attirava a sé. Così nel 415 fu assalita per la strada, trascinata e denudata, venne uccisa con dei cocci e i resti del suo corpo bruciati. Secondo i folli, fu distrutto l’ultimo simbolo pagano, invece Ipazia diviene il simbolo della Libertà di pensiero contro la follia del fanatismo religioso, ed oggi dico che diviene simbolo della libertà di pensiero contro qualsiasi tipo di fanatismo.
Non serve aggiungere altro, perché l’ esempio di Ipazia non vale solo per le donne, ma vale per la libertà di pensiero di ognuno di noi, vale a ribadire che il cervello di una donna quando è in moto può creare cose che voi uomini non sapete nemmeno immaginare… E quando le donne che hanno la possibilità di cambiare in meglio il mondo, grazie alla posizione che occupano, si livellano a ciò che ogni uomo sa fare, allora hanno gettato al vento la meraviglia che solo la femminilità è in grado di regalare.
Anna Lorenzini.