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Recensioni

Libertà dal conosciuto di Jiddu Krishnamurti

- 27/02/2023 - Fabio Valerio

Jiddu Krishnamurti è stato un filosofo del 1900. Uno di quelli che fanno i filosofi ma non credono di esserlo. Perché Krishna, così veniva chiamato amichevolmente (come l’avatara del dio Visnù), pur essendo maltrattato in infanzia dalla stessa sua famiglia e dagli insegnanti, viene poi cresciuto affettuosamente da un noto chiaroveggente. Egli lo crescerà come fosse suo figlio e, percependone le capacità intuitive e spirituali, lo istruirà tanto da farlo considerare nell’ambito teosofico “iniziato vivente” o “maestro mondiale”, un bodhisattva. Il bodhisattva è un essere altamente evoluto, che ha raggiunto la piena consapevolezza del sé e ha raggiunto l’illuminazione, ma che preferisce continuare a incarnarsi spinto dalla compassione verso il resto dell’umanità. Una volta adulto, però, Jiddu rinunciò addirittura al titolo di futuro Buddha continuando, fino alla sua morte avvenuta nel 1986 all’età di 90 anni, a non voler essere considerato in alcun modo un guru, né tantomeno un maestro. Quello che stava a cuore a Krishnamurti era la liberazione dell’uomo dalle paure, dai condizionamenti, dalla sottomissione all’autorità, dall’accettazione passiva di qualsiasi dogma, più che la dottrina e gli esercizi della teosofia. Il dialogo era la forma di comunicazione che preferiva. Voleva capire insieme ai suoi interlocutori il funzionamento della mente umana e i conflitti dell’uomo.

Questo libro “libertà dal conosciuto”, proprio in pieno stile Krishnamurti, è uno schiaffo morale ad ogni singolo abitante di questo pianeta.
Tutti, nessuno escluso, affrontano il viaggio di questa vita radicandosi a preconcetti e attaccandosi ad ancore psicologiche, che innestano nei rapporti spigoli e piccoli risentimenti, che crescono e in modo deleterio intaccano l’emotività e rovinano a poco a poco le relazioni. Ed è su questo che vuole far ragionare.
Forse è naturale vivere adattandosi alle circostanze e assumendo consuetudini culturali, e sarebbe anche giusto così. Ma forse è naturale per chi non vuole elevarsi a essere “divino”, così come invece sembrerebbe siano destinati a compiersi tutti, nessuno escluso.

di Fabio Valerio

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