Davanti alla paura o alla sensazione dell’ignoto ci sono momenti veritieri che ognuno dovrebbe auspicare nella propria vita, almeno una sola volta o più: in pochi istanti la nostra mente sembra non sentire più nulla di ciò che ha intorno. Si auto-riflette in un’ immagine imperfetta di tutte quelle gallerie interiori fatte di continui labirinti costruiti negli anni.
Come quando dei gabbiani, radunati in fretta al lancio di briciole di pane sulla riva di un lago, vengono sparpagliati dall’arrivo di uno sguardo più fine e attento di cigni bianchi, che arrivano e fanno da barriera al ricco bottino, allontanando lo stormo affamato.
Così la Pedagogia con un sguardo interiore e, allo stesso tempo, esterno, come dispiegando le sue ali affascinanti nel cielo delle conoscenze, arriva a noi illuminando le menti, rendendoci sempre più consapevoli della realtà del nostro Essere bisognosi di Cura e affetto.
Ma la Pedagogia cosa ci insegna di più delle altre scienze umanistiche?
Non arriva al cuore se non attraverso l’esperienza, non insegna se non attraverso diverse teorie, alcune anche spiegate scientificamente…eppure siamo sempre lì, di fronte a quell’istante veritiero, che risponde alle nostre crisi, con noi stessi e con gli altri, con ulteriori domande, in relazione agli oggetti e alle situazioni in itinere che ci continuano a mettere di fronte ai grandi dubbi della vita: la Pedagogia ci mostra che essi stessi sono nascosti in ogni piccolo istante quotidiano.
La verità assoluta non esiste, se ognuno è unico e irripetibile, se ogni singola relazione individuale, duale o di gruppo è altrettanto infinita e particolare. E allora? Cosa ha in più la Pedagogia?
Ogni vita ne è pervasa ancora prima della nascita, anzi la Pedagogia è alla base del pensiero ancora prima del concepimento. La Pedagogia è ovunque e nell’essere umano. E’ cresciuta con l’uomo e si modifica anche in una società contemporanea che scopre ogni giorno le sue potenzialità infinite e le sue diversità.
Ma quando la Pedagogia diventa una scienza meravigliosamente non esatta?
Quando è frutto di una condivisione di intenti, di un sapere professionale sempre più raffinato nella continua formazione. Ma, soprattutto, quando è fatta di entusiasmo e di volontà di crescita, allora sì, che si osa!
Si osa senza rischiare il tutto per tutto! Si osa sapendo che non se si perde, si continuerà a lottare per dei valori più grandi. Si osa, pur sapendo che si può perdere, si osa per sapere che se si perde, qualcuno vincerà e il processo della vittoria e della perdita saranno entrambi l’uno parte dell’altro.
Si ricerca sempre il meglio da se stessi, si corre da soli o insieme a qualcuno una maratona dove può accadere che nessuno vince. Si sente il vento e il senso di libertà senza sentire il fiato corto e la mancanza di forze. Ci si aspetta a vicenda oppure ci si motiva quando si pensa di non farcela. E la verità è che è giusto avere paura. E’ giusto arrivare all’estremo delle forze per aiutare chi si sente perso, fornire gli strumenti migliori dopo aver analizzato e osservato bene la circostanza presente, sempre multifattoriale, appellandosi soltanto all’emendamento mai scritto su una Costituzione: la forza e la fragilità umana.
Si impara ad osare, a provare ad ascoltare prima di giudicare o di essere giudicati.
Perché ciò che ci dimostra la Pedagogia è che se si rischia di vivere consapevolmente studiando le enormi sfaccettature dell’Educazione, non si ha più paura di morire. Come i poeti che contribuiscono con un verso nella poetica di Whitman, così ciascun Pedagogista lavora, scrivendo e riscrivendo la storia di ogni bambino, di un genitore, di un adulto o anziano, senza aver paura di sbagliare, ma intervenendo con ogni possibile ipotesi a tentare di riuscire a salvare una vita.
Alla pari di un chirurgo durante ore intense di operazioni in sala operatoria, con la stessa attenzione e la stessa concentrazione faticosa, accettando che ogni causa del cambiamento dello status quo sia precario, ma sperando con la fiducia nel cuore che la preparazione migliore appresa nello studio si possa dimostrare sul campo di battaglia. A volte è intuito, a volte è un raziocinio ponderato.
La vita può essere una guerra in molti momenti critici. E anche quando ci si vorrebbe arrendere, quel filo teso che sta per spezzarsi si rafforza se si lega in rete ad altri fili, del presente o del passato. Vite intrecciate di generazioni, tutte in una. Non più bianco o nero, ma il valore del grigio nella Pedagogia prende il sopravvento, come il fumo dopo lo spegnimento di un incendio pericoloso. E quel fumo non fa più paura. LA VITA E’ AL SICURO.
La Pedagogia osa senza rischiare di perdersi nel vuoto: la sua forza è figlia dell’unione con le sue sorelle, le altre Scienze Umane. Osa senza rischiare di essere abbandonati, senza rischiare di non tentare.
Chiara Brasacchio.
Molto bello questo articolo, complimenti! Mi è venuto in mente un argomento da trattare, che è un pò che mi circola in testa ma ancora non aveva forma.
Grazie! 🙂
Bellissimo pezzo è vero e trattiamo quello che ti è venuto in mente!