Roma 01 Maggio 2021
<<Io credo nel popolo italiano. È un popolo generoso, laborioso, non chiede che lavoro, una casa e di poter curare la salute dei suoi cari. Non chiede quindi il paradiso in terra. Chiede quello che dovrebbe avere ogni popolo.>> (Sandro Pertini, discorso di fine anno agli italiani, 1981)
Sarebbe strano oggi, e alquanto inopportuno, festeggiare la festa dei lavoratori, in un anno segnato profondamente dalla mancanza del lavoro, oggi che non è una giornata di riposo perché molti il lavoro non ce l’hanno, molti a causa di questa situazione mondiale, ma molti il lavoro non ce l’avevano neanche prima! Diciamoci la verità e che non si nascondano le mancanze di questo paese dietro il COVID-19, il quale ha portato sicuramente un blocco necessario delle attività, ma di certo non è la causa di contratti inesistenti, di settori invisibili come lo sport, del forte divario che esiste tra chi un contratto “vero” ce l’ha e chi no. La colpa di questo certamente non sì può attribuire al demonio del virus.
D’altro canto, proprio per questo, vi è una forte necessità di ricordare le motivazioni per cui oggi ci troviamo a festeggiare questo giorno, a segnarlo come giorno di riposo sul calendario.
<< L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro>> recita il primo articolo della nostra Costituzione, subito smentita da chi, invece, ha il dovere di rispettarla, perché si, siamo una Repubblica, ma di certo ad oggi non fondata sul lavoro! La storia ci racconta che le lotte furono per portare a 8 ore la giornata lavorativa, oggi, che dalla storia dimostriamo davvero di aver imparato molto poco, la giornata lavorativa di 8 ore è un sogno, un miraggio lontano per molti, troppi. L’ingiustizia espressa da questa grave mancanza della nostra classe politica è aggravata dal gioco propagandistico che ognuno di loro fa, ad ogni occasione, senza occuparsi della faccenda vera: il lavoro! Dov’è il lavoro? Lavoro ai giovani? Si, certo sono d’accordo (ci fosse poi!), ma agli altri? Io ero ventenne quando si parlava di lavoro ai giovani eppure nessuno ha mai pensato a me, alla mia posizione lavorativa, che mi sono costruita a fatica e da sola, e oggi ho 42 anni, dunque il tempo del lavoro ai giovani, che nessuno mi ha garantito, è finito e allora? Un quarantenne non ha il diritto al lavoro? Un padre di famiglia, cinquantenne per dirne uno, non ha lo stesso diritto al lavoro? Non è stato anche lui giovane e senza alcuna garanzia, nonostante le promesse dei nostri politici? Certo che sì! E che non si dica che queste persone hanno aspettato inerti l’offerta di un lavoro perché le persone hanno lavorato invisibilmente, qualcuno, come me, ha scelto un settore sventurato, lo ammetto, ma sempre a maniche rimboccate con le “mani in pasta” operativi nel proprio lavoro.
Il lavoro è un diritto imprescindibile dell’uomo e questa precarietà comporta ansia da sopravvivenza, comporta la disumanizzazione dell’essere che non si riconosce più in quello che fa, perché non lo può fare.
La dignità umana non vuole i bonus, non vuole il reddito di cittadinanza, la dignità umana vuole il lavoro e, per dare un contraccolpo a questo scritto, c’è pure chi in malafede chiede un lavoretto ma tutto sommato se non lo trova è meglio, tanto c’è il reddito! Eh su, allora, non nascondiamoci dietro al COVID-19,che dicerto ha aggravato ma non ha creato il problema del lavoro.
Il nostro Presidente oggi ci ha detto che “la festa del lavoro è un’occasione che afferma fiducia nel futuro” (cit.), che è necessario per la ripresa e concordo pienamente, ma, con il rispetto che umilmente gli mostro, dal citato patto di cittadinanza “che ci fa sentire responsabili e solidali” (cit) la nostra classe politica sembra esserne proprio fuori, la battaglia del lavoro è un impegno di tutti ma i politici devono stare in prima fila, se no non vale, perché il lavoro ce l’hanno, loro. Senza schieramento alcuno, non mi interessa affatto, io mi sto concentrando sui concetti e sul problema del lavoro, oggi più attuale che mai.
E ora mi riferisco alla situazione attuale e a tutti noi: se c’è chi continua ad andare in giro senza rispettare le regole, visti proprio ieri coi miei occhi, un’altra chiusura sarà prossima e allora davvero avremo perso il sentimento di solidarietà, proprio dell’uomo, il senso di responsabilità degli uni verso gli altri, che è un dovere! Non ha il diritto di proclamare la propria libertà chi, non rispettando le regole, può causare la perdita di lavoro, e quindi della dignità, degli altri; se i nostri negozianti chiudono, abbiamo perso, se li facciamo chiudere abbiamo perso come umanità.
Anna Lorenzini.