Ancora oggi esiste il pregiudizio che la filosofia impieghi le sue energie su problemi che non hanno nulla a che vedere con l’esistenza umana della quotidianità, e che rimanga sconfinata in una sfera inaccessibile dove non vengono considerati i bisogni degli uomini, oltre al fatto che proprio la storia della filosofia viene considerata come un panorama di opinioni che si sovrappongono e si contrappongono senza un filo conduttore. Insomma, giudizio comune è che la filosofia non si occupi dei problemi della vita! Tutti questi errati preconcetti sono rafforzati da quegli indirizzi filosofici che hanno voluto fare della filosofia una disciplina particolare, accessibile solamente a pochi, e in questo modo l’hanno completamente allontanata dal valore universalmente umano che invece essa ha. Il fondamento di questi pregiudizi è solamente la non conoscenza di questa materia, che a parere mio dovrebbe essere studiata molto di più, dovrebbe essere diffusa molto di più proprio perché è umana nel suo DNA, anzi come dice Nicola Abbagnano, “è l’uomo
stesso, che si fa problema a se stesso e cerca le ragioni e il fondamento dell’essere che è suo”. Nulla di più vero. Se si studia non per il voto ma per assimilare ciò che si sta studiando, uno sguardo, seppur non molto approfondito, sulla storia della filosofia apre la mente e ci dà la capacità di vagliare delle possibilità per affrontare situazioni della nostra vita, per esempio, guardandole da diversi punti di vista. Apre la mente alla riflessione e crea un bagaglio culturale e personale non di poca importanza per la nostra esistenza intellettuale e pratica, per la vita di tutti i giorni.
Il continuum storico che caratterizza questa disciplina è fondato sull’umanità di cui essa è fatta: tutto ciò che riguarda l’uomo riguarda la filosofia. Infatti, una filosofia del passato, se è stata veramente una filosofia, non va abbandonata, perché non è un insieme di concetti o riflessioni passate “scadute” ed eventualmente da studiare solo per dottrina obbligata, ma rimane un insegnamento di vita sempre valido e costante nel tempo. E questa è una caratteristica propria della filosofia. Con essa il filosofo si è espresso ed è per questo che dobbiamo rivolgerci ai filosofi per riscoprire il senso vero e profondo di ogni dottrina che nasce, ricordiamoci, dalla loro speculazione, dunque è umana.
Così, la storia della filosofia è la storia dei filosofi e dei loro rapporti umani che si sviluppano sullo sfondo di una disciplina caratterizzata dalla ricerca comune, che ha come scopo ultimo comprendersi e comprendere.
“Ogni vero filosofo è un maestro o compagno di ricerca, la cui voce ci giungeva affievolita attraverso il tempo, ma può avere per noi, per i problemi che ora ci occupano, un’importanza decisiva.” (N. Abbagnano). E Nicola Abbagnano ha ragione quando parla della storia della filosofia in questo senso, perché, seppure il trascorrere delle epoche ci ha portato ad esigenze materiali diverse, il problema di ciò che noi siamo, le riflessioni sul nostro essere, le domande che l’uomo si pone sono le stesse che si posero i primi filosofi e da lì in susseguirsi tutti gli altri. Pensare che siano problemi diversi e pensare di separare il passato dal presente significa proprio togliere alla filosofia un pilastro fondamentale, in quanto affonda le sue radici nel valore della storiografia filosofica.
La storia della filosofia, dunque, deve essere considerata come un continuum intellettivo, senza divisioni, così come ogni filosofo e ogni dottrina che si studia o a cui ci si riferisce va ambientata nella storia del tempo in cui si sviluppa e della quale è ovviamente figlia. Ma la diversità delle epoche storiche e dei tempi non ci deve trarre in inganno e non ci deve far considerare il passato come qualcosa di separato dal presente, seppur un passato lontanissimo; per esempio, volendo considerare la filosofia di Platone o di Aristotele o di Socrate, solo per citarne alcuni, vediamo che è valida ancora oggi. Ma questo discorso vale anche per la storia stessa, che ha partorito epoche così diverse tra di loro, ma che sono, appunto, figlie della stessa madre, ovvero la storia, la cui conseguenza cronologica porta con sé lo sviluppo dell’umanità.
Attenzione, però, che, per quanto riguarda la filosofia, ho parlato di continuum intellettivo e non di un progresso graduale e continuo di uno stesso argomento, di una stessa verità, proprio perché qui non c’è una verità sola e impersonale da inseguire, ma è caratterizzato dall’oggetto di questa disciplina: l’uomo, l’essere e il non essere, la metafisica, la morale, e altro ancora. In base al contesto storico in cui ci troviamo, viene trattato un problema piuttosto che un altro, viene superato un problema trattato precedentemente e ne viene posto un altro e poi viene ripreso di nuovo il problema che è stato superato e trattato diversamente.
I filosofi dialogano continuamente tra di loro, anche se non lo hanno potuto farlo fisicamente perché appartenenti a periodi diversi, lo fanno per criticarsi tra loro o per migliorarsi o per riprendere la dottrina di un filosofo e sostenerla, magari incrementarla con il proprio pensiero, oppure criticarla, fa lo stesso. Loro parlano oltre il tempo. Dunque, non è semplicemente una sequenza di dottrine, il continuo intellettivo ci mostra come ciò di cui è portavoce ogni dottrina, se pure passata, possa essere un nuovo punto di partenza per una nuova riflessione, che sia una critica o che sia un elogio. Per citare il primo esempio eclatante, troviamo Platone che è ispirato dalla filosofia di Socrate, ma potremmo menzionare molti altri, che tratteremo più avanti. Dunque non troviamo un insieme sovrapposto di pensieri e dottrine così come non troviamo un ordine necessario che voglia inseguire un’unica verità. La storia della filosofia, ci dice Nicola Abbagnano, è storia del tempo fatta da uomini legati dalla ricerca comune.
Anna Lorenzini.
Bibliografia: Citazioni N. Abbagnano “Storia della filosofia”