“Prendi fiato e fai un passo indietro. Se stai un po’ nel vuoto puoi riuscire a respirare e a cambiare prospettiva. Puoi sentire cosa provi e forse quello che vuoi davvero. Puoi vedere le tue paure e sorridere perché sono solo paure.” Anna Lorenzini.
A volte è necessario avere distacco e osservare il quadro generale per poter capire e trovare la soluzione, quando le emozioni ti sovrastano, quando non sai che fare o quando devi fare, invece, qualcosa di importante. Un passo indietro non per non sentire, ma per sentire meglio senza essere risucchiati nel vortice emotivo che, se subito invece che “sentito”, può portarci alla decisione sbagliata. Le emozioni non vanno accantonate, vanno vissute, identificate e provate, ma nei momenti di confusione, quando non sappiamo gestirle, dobbiamo saper trovare una vis d’uscita. Ed eccola: un passo indietro e un bel respiro. Tutto ciò che ci mette in contatto con noi stessi, un respiro e il silenzio, senza giudicare quello che vediamo e quello che proviamo. Dal nostro sguardo interiore, in silenzio, verrà ciò che ci occorre per osservare il quadro generale e prendere la decisione giusta. Non è semplice, non è immediato e ci vuole pratica e la guida filosofica può essere un’ottima maestra.
La dialettica sguardo interiore-sguardo esteriore regala ogni volta un pezzetto in più di consapevolezza “Più sei consapevole, più elevate sono le realtà disponibili” ci dice Osho. Concordo pienamente, è un percorso da intraprendere e laddove non c’è predisposizione serve dedizione e tempo, ma ognuno di noi può percorrerlo.
Nella storia, il tentativo di definire l’oggetto di studi della psicologia ha avuto come conseguenza la definizione di un oggetto specifico, la mente, che la psicologia studia da molteplici punti di vista. Nella psicologia cognitiva, che pone al centro dei propri interessi i processi cognitivi della mente, quest’ultima viene generalmente considerata come uno “spazio interno”, qualcosa che è dentro di noi, in quanto no possiede caratteristiche tipiche degli oggetti o degli altri esseri nell’ambiente intorno a noi. Considerare la mente come qualcosa di “interiore” all’uomo comporta inesorabilmente una visione dualistica dell’uomo stesso, composto da due entità diverse e separate che sono la mente e il corpo. In filosofia viene considerato Cartesio (1596-1650) colui che in modo chiaro e preciso pone questo dualismo, considerando mente e corpo nettamente separate ma in collaborazione tra loro per formare l’uomo: il corpo trasmette alla mente le informazioni sensoriali, che la mente elabora, ed esegue poi i “comandi” che la mente rimanda in risposta. Cartesio, dunque, pone le basi per la psicologia come disciplina che studia il “mentale” ed è stato, nel corso della storia, criticato, integrato, rivalutato. Quello che è di interesse è vedere come la relazione mente-corpo è stata sempre discussa e come il superamento del problema che ne deriva sia considerare queste due entità come già unite e compenetrate l’una dell’altra proprio, perché costitutive dell’essere umano, il quale non sarebbe tale senza l’una o l’altra. Questa concezione unitaria, che ritroviamo largamente diffusa oggi, ci conferma la necessità di una dialettica tra interno ed esterno, mente e corpo, e da questa deriva la necessità di una dialettiche tra l’essere (mente-corpo) e il mondo intorno a lui, l’Universo, la Natura.
Quindi tutto parte da noi, dall’importanza dello sguardo interiore, del guardarci dentro e capire le connessioni col nostro corpo, per poi relazionarci con un mondo più grande al di fuori di noi. Lo sguardo che ci permette di dialogare con noi stessi e di instaurare una relazione col mondo esterno e gli altri esseri come noi. Alla dialettica è strettamente collegato anche il concetto di percezione, al quale mi riserbo di dedicare un pezzo a parte, data l’importanza che costituisce. Qui, posso dire che i filosofi furono i primi ad occuparsi dell’analisi della percezione, la quale, in senso filosofico generale, è definita come “prendere coscienza di qualcosa”, ma nella filosofia stessa se ne distinguono tre significati principali.
Lo scopo della dialettica descritta, dunque, è la consapevolezza, e in questo la mindfulness, per esempio, che è una terapia usata in psicologia, è un ottimo strumento. Ha origine più di 2500 anni fa nella tradizione buddista, la quale ha il merito di aver sottolineato modi semplici ed efficaci di costruire ed affinare, per chi già la possiede, la consapevolezza del presente e di applicarla a tutti gli aspetti della vita. Ci insegna come sia un’azione quotidiana, uno stato mentale di “attenzione” o “consapevolezza” (ha origine dalla parola “Sati”, della lingua Pali), appunto, e non un comportamento eccezionale, ma uno status. E’ un metodo utilizzato nella psicologia olistica, così come lo sono il counseling e il coaching.
Jaime Antonio Marizán (2016) definisce il mindfulness come “uno stato di attenzione permanente, nel momento presente, che, ignorando i pregiudizi, le idee preconcette, dispensando la capacità di giudicare, analizzare ed etichettare, cerca di creare uno spazio di un’attenzione piena e costante che porta la persona verso la piena consapevolezza”.
La minfulness è una tecnica che non giudica i pensieri della persona, ma li accetta. E dunque si sposa benissimo con la filosofia dello sguardo interiore (tecnica di coaching filosofico) che osserva senza giudicare, che parla il linguaggio primordiale dell’anima, costituito da immagini.
La filosofia, madre dell’antica psicologia, con la maieutica affina lo sguardo interiore, mia punta di diamante, che diventa mezzo e fine, e quello esteriore, è dunque luce che indica la via di quella dialettica tra il mondo interiore ed esteriore, tra il mio Io e gli altri, tra l’uomo e la Natura, la dialettica che caratterizza, quelle che io chiamo le “relazioni necessarie” dell’essere umano. Perché la filosofia non è astrazione, può essere ragionamento astratto, ma riguarda sempre l’essere umano, il mondo, l’Universo. Tutto ciò che la mente umana partorisce è umano e non può essere altrimenti, anche quando riguarda il mondo intellegibile delle Idee.
Anna Lorenzini.