Alessandro III di Macedonia, meglio conosciuto come Alessandro Magno figlio del re Filippo II di Macedonia, nacque a Pella nel 356 a.C. Divenne Re dei macedoni a circa vent’anni, nel 336 a.C., diede vita ad un Impero che si estendeva dalla Macedonia fino all’India, morì a soli 33 anni, nel 323 a.C.
E’ un mito tutt’oggi difficilmente eguagliabile, al tempo ispirò le opere di grandi personaggi dell’antichità, come Diodoro Siculo e Plutarco: Il primo scrisse del macedone all’interno di una storia universale chiamata Bibliotheca Historica; Il secondo ne La vita di Alessandro. Perfino Dante parla di Alessandro Magno nel Canto XII dell’Inferno, dedicato ai Tiranni.
Secondo la tradizione greca discendeva da Achille da parte di madre, Olimpia; mentre era legato a Eracle, di cui Filippo II era discendente . Il suo precettore fu il famosissimo filosofo Aristotele che lo avvicinò alla lettura dei grandi poemi omerici e lo fece appassionare alla cultura greca trasmettendogli l’idea della superiorità dei Greci sui popoli barbari e in particolare sui Persiani.
A solo 18 anni fu tra i protagonisti principale della famosa Battaglia di Cheronea, dove la Macedonia sconfisse definitivamente le poleis rivali che la osteggiavano, guidate da Atene e Tebe.
Ascese al trono dopo l’assassinio di Filippo II, sembra da parte di Pausania, una sua guardia del corpo, anche se l’idea di un complotto ordito dallo stesso Alessandro per uccidere il padre e prendersi il trono non è tutt’oggi esclusa dagli storici. In ogni caso la morte del re provocò periodo di tensioni e di complotti per precludere il trono ad Alessandro, il giovane però, con grande acume tattico e politico stroncò ogni tentativo e come abbiamo detto ascese al trono della Macedonia. La morte di Filippo II inoltre aveva fermato la sua programmata campagna militare contro la Persia, Alessandro difatti inizialmente non continuò tale politica, preferendo prima saldare l’egemonia sua e della Macedonia in Grecia, dove dopo la morte del padre si era riacutizzato un sentimento antimacedone, soprattutto da parte di Tebe, ma anche di Atene. Per questo con abili manovre diplomatiche riuscì a farsi nominare Comandante Supremo della Lega di Corinto, una coalizione imposta forzatamente a quasi tutte le poleis greche da Filippo II, che impediva ad esse di muoversi guerre tra di loro, visto l’ostracismo della citta di Tebe ad accettare ciò vi furono aspre battaglie, ma nel 335 a.C. Alessandro distrusse la città nemica e fece prigioniero tutto il suo popolo.
Ora che il suo dominio in Grecia era consolidato riprese il progetto militare del padre, cioè liberare le città Greche in asia, le quali erano sotto il dominio Persiano di Dario III. Nel 334 a.C. Alessandro sbarcò in Asia con una grande flotta e un grande esercito per attaccare i Persiani. Si racconta che si recò a Troia per omaggiare la tomba di Achille e che nello stesso anno, a Gordio, riuscì a tagliare con la spada il nodo gordiano. Secondo la leggenda, chiunque fosse riuscito a sciogliere questo nodo che univa un giogo dorato a un carro, sarebbe stato il padrone dell’Asia. Essendo impossibile a quanto pare scioglierlo, si narra non avesse né un capo né una fine, Come sopracitato Alessandro lo tagliò con la spada, il significato non avrebbe dovuto essere lo stesso, ma il giovane condottiero macedone preferì usare l’arma piuttosto che arrendersi e lasciare il nodo intatto.
Le prime battaglie in Asia non furono direttamente contro i Persiani ma contro Memnone di Rodi e suoi uomini greci. Memnone fu un grande generale mercenario al servizio di Dario III, valente stratega che diede filo da torcere ad Alessandro, che lo rispettava e ammirava, si fronteggiarono nella Battaglia del Granico, 334 a.C. vinta dai Macedoni ma dopo una feroce battaglia. Memonone morì per una febbre dalle cause dubbie durante l’Assedio di Militene nel 333 a.C.,
La prima battaglia contro i Persiani avvenne a Isso, situata al confine tra la Cilicia e la Siria sempre nel 333 a.C., Alessandro sconfisse le truppe di Dario III. I Macedoni erano nettamente inferiori di numero, gli storici moderni parlano di un esercito di 30.000 uomini contro quello Persiano di circa 100 -110.000, smentendo nettamente gli antichi cronisti come Plutarco e Diodoro Siculo che parlavano di un esercito Persiano che sarebbe stato formato dalle 400.000 alle 600.000 unità, resta il fatto che comunque l’inferiorità numerica macedone era comunque netta, ma la storiografia militare ci dice che essi furono avvantaggiati tatticamente dalla posizione geografica, anche se Dario III non fu uno sprovveduto ma, sempre stando alla storiografia moderna, fu obbligato a seguire una strategia precisa.
Le città greche erano finalmente libere, ma Dario era riuscito a fuggire e le conquiste di Alessandro Magno non erano ancora al sicuro. In parallelo alla volontà di consolidare le sue vittorie nacque in Alessandro il desiderio di sconfiggere definitivamente i barbari per eccellenza, i Persiani, e di creare un impero macedone.
Furono questi due desideri che tra il 332 a.C. ed il 325 a.C. lo spinsero a intraprendere una serie di conquiste in Asia e in Africa del Nord grazie alle quali riuscì a porre fine all’Impero Persiano e a creare un nuovo e vasto Impero che si estendeva dalla dalla Macedonia all’India. Nel 332 a.C. Alessandro Magno conquistò la Fenicia, la Siria e l’ Egitto, dove fu salutato come figlio di Amon, titolo solitamente riservato ai faraoni.
La battaglia di Gaugamela conosciuta anche come battaglia di Arbela, vide la definitiva sconfitta dei Persiani. L’esercito della lega corinzia sotto il comando del re macedone si scontrò con l’esercito di Dario III vicino a Gaugamela, nei pressi della odierna città di Mosul in Iraq. Anche se in pesante inferiorità numerica, Alessandro uscì vittorioso grazie alle sue superiori tattiche e a un esercito meglio addestrato. Fu una vittoria decisiva per l’alleanza ellenica e portò, come già detto, alla caduta dell’Impero Achemenide. Le città di Babilonia, Susa, Persepoli e Pasargade caddero in mani macedoni.
Dario III fu ucciso durante la sua fuga da Besso, uno dei suoi più importanti comandanti. Alessandro gli dava la caccia in maniera ossessiva, per la sua mentalità sino a che il sovrano persiano fosse stato vivo non sarebbe stato il re di Persia, poiché con un sovrano che non gli si fosse prostrato consegnandogli l’Impero, essa avrebbe avuto due re. Non piacque al condottiero macedone il tradimento di Besso, lo giudicò atto vile, fatto sta che adesso Dario era morto e lui poté continuare la conquista di tutta la Persia che attuò nel 327 a.C. Tra 327 a.C. e 325 a.C. giunse sino in India per rafforzare i confini e intraprendere nuove conquiste.
Alessandro Magno mantenne il potere in un Impero così vasto con varie strategia, la prima strettamente militare, ovvero in ogni regione conquistata veniva fondata una città militarizzata che spesso prendeva il suo nome, dove lasciava uomini di fiducia, insomma una roccaforte: Alessandria D’Egitto è la più famosa tra esse.
C’è da dire che seppur avesse una visione innovativa per l’epoca, non lo si poteva certo considerare un “democratico”, nessuno lo era del resto in quel periodo storico. Reprimeva con violenza ogni tentativo che mettesse in discussione il suo potere, famose le repressioni dei Principati Indiani e delle poleis greche, queste ultime con una forte tradizione di indipendenza alle spalle. Note sono anche le rivolte dei soldati macedoni che non accettano che Alessandro avesse dato alla sua autorità di sovrano caratteri che lo avvicinavano alle divinità e che avesse stabilito, su tutti, la supremazia della cultura e dei modi di vita greci, che lui ammirava da sempre, la mano di Aristotele, che come detto fu suo precettore, qui è marcata e palese.
I suoi matrimoni di convenienza furono fondamentali per la stabilità: Per mettere pace tra Macedoni, Greci e Persiani sposò la figlia del persiano Dario, Statira, e costrinse 80 suoi ufficiali a sposare altrettante donne persiane. Inoltre accentrò il più possibile la capitale dell’Impero, spostandola da Pella in Macedonia a Susa e Babilonia in Persia.
Alessandro muore a Babilonia il 10 giugno del 323 a.C.
Nonostante i due figli, Eracle (nato da Barsine che fu moglie di Memnone) e Alessandro IV (nato da Rossane) nessuno dei due ebbe mai il potere. Alla morte di Alessandro il primo era ancora in fasce mentre l’altro era malato di mente e così a succedergli fu Perdicca, uno dei Diadochi, scelto dai generali dell’esercito macedone. Alla morte di Perdicca lo successe Antipatro ma da questa scelta ne scaturì una guerra civile durante la quale vennero uccisi tutti i famigliari di Alessandro ancora in vita.
Sulla causa della sua morte si sono fatte molte ipotesi, dall’avvelenamento per mano dei Diadochi, alla Malaria, c’è chi dice anche per Cirrosi Epatica, quest’ultima, visto il suo dare continuamente banchetti dove il vino abbondava, e lui non era di certo astemio, è avallata tutt’oggi da medici moderni.
Anche la Malaria però non è esclusa: si parlava di un Alessandro a momenti febbricitanti alternati a periodi invece dove la febbre spariva o calava sensibilmente, quindi quasi asintomatico o quantomeno paucisintomatico. La malaria è una malattia causata da protozoi parassiti appartenenti al genere Plasmodium il cui ciclo biologico si svolge in due ospiti obbligati, un vertebrato, come ospite intermedio e una femmina di zanzara come ospite definitivo, detto anche vettore. Spesso può dare origine appunto a Febbre Intermittente: la febbre alta può presentarsi quotidianamente, comparire a giorni alterni (terzana) oppure manifestarsi il primo giorno, svanire completamente per due giorni e ripresentarsi successivamente (febbre intermittente quartana).
Una nuova ipotesi fatta da Katherine Hall, della Dunedin School of Medicine dell’Università di Otago, Alessandro magno potrebbe essere stato vittima di una diagnosi di falsa morte.
Il condottiero macedone, infatti, potrebbe essere morto a causa della sindrome di Guillain-Barré, un disturbo neurologico raro autoimmune causato dal batterio Campylobacter pyloriche, all’epoca frequente e causa della malattia che lo lasciò paralizzato per giorni, bloccando progressivamente le sue funzioni vitali. Probabilmente, quando Alessandro Magno fu tumulato in realtà era ancora vivo. Come si è arrivati a questa tesi? La ricerca si basa sui sintomi che descriveva Alessandro, ovvero febbre e dolore addominale che, secondo la Dott.ssa Hall, descrivono una variante di neuropatia assonale motoria acuta della sindrome di Guillain-Barré che ha prodotto la paralisi del condottiero. Alessandro Magno dunque sembrava morto ma non lo era e questo spiegherebbe anche “il miracolo” della conservazione del suo corpo che in realtà non si decompose subito perché, forse, era ancora vitale.
Una verità certa sulla morte ancora però non c’è, non ci sarà mai almeno di una clamoroso Miracolo Archeologico, ovvero l’eventuale ritrovamento della tomba e del corpo di Alessandro. Difatti sembra sia stato sepolto ad Alessandria d’Egitto, però non si hanno prove concrete, tutt’ora gli scavi seppur seguendo un criterio storico-logico non hanno portato a nulla di concreto.
Bene, termino qui il primo articolo di Alessandro Magno, in un secondo articolo mi concentrerò sulla persona del Condottiero, sulla sua psiche, omettendo il più possibile quello che abbiamo trattato oggi, ovvero la storia quasi esclusivamente militare.
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