Riflessione di L.A.Filosofia
Il testo poetico che segue è un potente richiamo alla brutalità della guerra e alla fragilità dell’umano in mezzo al conflitto. Attraverso immagini intense e metafore evocative, il nostro autore trasmette un senso di impotenza e disperazione di fronte alla violenza e alla distruzione che la guerra porta con sé. Io amo la forma epistolare in genere e in questo testo mi ha davvero colpito. La difficoltà nel comunicare attraverso una lettera diventa una metafora della difficoltà di esprimere le emozioni e i pensieri in un contesto così devastante. I versi che descrivono il desiderio che la lettera raggiunga il destinatario “al soffio di un pensiero” mettono in evidenza la speranza fragile che, nonostante tutto, la comunicazione possa ancora avere un impatto. La poesia evidenzia anche la perdita di innocenza, rappresentata dai bambini che disegnano armi invece di giochi e dai volti che urlano anziché sorridere. Questo contrasto tra l’infanzia e la brutalità della guerra sottolinea il danno irreparabile che la violenza infligge alla società. Infine, il poeta invita a non farsi influenzare dalla politica o dalla religione, ma a pensare autonomamente e a seguire la propria coscienza. Sviluppare il pensiero critico, come insegniamo noi filosofi, cercando di far comprendere anche che la filosofia è vita quotidiana e non un pensiero astratto dedicato a pochi. E così anche la poesia, e questa poesia che suggerisce un appello alla compassione e alla responsabilità individuale in un mondo dilaniato dalla violenza e dalla mancanza di senso. Attraverso le parole di Paolo, vogliamo offrire una riflessione profonda sulla tragedia della guerra e sull’importanza della comunicazione, della speranza e della compassione in tempi così oscuri.
L.A.Filosofia – Anna Lorenzini
Una poesia per la pace
Sai, scrivere una lettera, non è facile.
I versi di una poesia, le parole di una strofa,
non fermano le traiettorie dei missili.
Sai, qui nessuno ormai ti ascolta più,
le bombe, non ti avvertono.
Mi sento fragile,
come la carta di questo foglio,
come le mura degli edifici che crollano.
La penna non può combattere contro un fucile,
sgorga sangue invece che inchiostro,
cadono lacrime al posto della punteggiatura,
i soli aggettivi a cui riesco a pensare,
sono tutti sinonimi della paura.
I bambini disegnano armi, volti che urlano,
non c’è più umanità in quei tratti colorati,
solo guerrieri e carrarmati.
Non c’è l’azzurro del cielo,
non ci sono più sorrisi, spensieratezza,
solo graffi di fumo che sporcano tutto di nero.
Sai, scrivere una lettera, non è facile.
Vorrei ti arrivasse, al soffio di un pensiero,
vorrei che la leggessi, perché tu capisca quanto, tutto questo, è vero.
Si perderà tra le macerie di una civiltà perdente,
schiacciata tra i cingoli di un blindato,
macchiata dal sangue di un soldato.
Scriverò, finché avrò una storia da raccontare,
come quelle fiabe che tanto ti piacevano,
La fuori la notte scoppia,
le vite scivolano via, tra odio, crudeltà e pazzia.
Non so se manterrò la promessa di vederti crescere,
l’amore non ferma i proiettili, non spenge il fuoco delle esplosioni,
può solo consolare, come la più bella delle canzoni.
Non ci sono note, né accordi,
solo un cielo grigio come il piombo, la polvere che si alza lenta,
e offusca la maggior parte dei miei ricordi.
Non farti mai comandare dalla politica, dalla religione,
pensa, usa la testa, perché in tutto questo,
non c’è una ragione.
Sai, scrivere una lettera, non è facile,
le bombe non ti avvertono.
Paolo Bertelli.
Immagine di copertina di @briciolacreation