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Caffè filosofico / FILOSOFIA / Simposio2021

L’esistenzialismo: un clima storico-culturale.

- 29/12/2021 | 03/01/2022 - Anna Lorenzini

L’esistenzialismo è un movimento filosofico e culturale che pone l’accento sulla riscoperta dell’esistenza intesa come modo di essere proprio dell’uomo nella sua vita individuale e particolare. Capiamo meglio.

L’esistenzialismo non è solo una filosofia in senso stretto, ma è un clima culturale caratteristiche del periodo fra le due guerre mondiali, che ha avuto maggiore espressione nel secondo dopoguerra, dando enfasi agli aspetti limitanti o comunque negativi della condizione umana del mondo, alla sofferenza, all’esperienza tragica delle due guerre, con tutti i loro orrori. Sostanzialmente, l’esistenzialismo è una situazione storico-intellettuale definita da un’aumentata sensibilità alla condizione umana di finitudine e delle sue caratteristiche (nascita, lotta, sofferenza, passare del tempo, morti, eccetera) è alimentata non solo dalla situazione storica della guerra ma anche dalla delusione culturale degli ideali e delle filosofie dell’ 800.

Pietro Chiodi, ne “L’esistenzialismo” (antologia), ci racconta:” bisognava dunque che il romanticismo esaurisce tutte le sue risorse… ; bisognava che la Prima Guerra Mondiale facesse crollare tutto il mondo di illusioni nella necessità oggettiva d’un ordine di determinazioni progressivamente sottratte alla “negatività” individuale… ; perché rinascesse in tutta la sua attenzione una situazione esistenzialistica e con essa l’istanza Kierkegaardiana d’una filosofia esistenziale. La guerra, l’odio, distruzione, il tradimento, la sconfitta, l’amara vittoria, facevano riemergere gli scogli perennemente frapposti fra il mare dell’esistere e il porto dell’Assoluto: la morte, l’errore, la colpa, il nulla, l’impotenza, il tempo”.

Solo con queste premesse si può capire cos’è l’esistenzialismo; come dicevo inizialmente, un’atmosfera del vivere che non riguarda soltanto la filosofia, ma che ritroviamo nella letteratura, con alcune manifestazioni letterarie che erano incentrate sul senso della problematicità della vita umana, Dostoevskij e Kafka ne sono un esempio. In Dostoevskij troviamo l’uomo che continuamente sceglie le possibilità della sua vita portando con sé la responsabilità di questa scelta e della realizzazione di questa scelta. Mentre, per Kafka, le possibilità hanno un senso negativo che paralizza l’uomo, la cui esistenza da un momento all’altro può risultare insignificante e cadere nel nulla, la cui quotidianità può essere banale; minacce che terminano solamente con l’arrivo della morte. L’insicurezza della vita contro cui non ci sono ripari, contrastata dal desiderio incessante dell’uomo di una realtà sicura è stabile, che gli si prospetta ma che ogni volta gli sfugge. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, L’Europa è dominata dal l’incertezza, la società europea è vittima di distruzioni materiali e spirituali provocati dalla guerra e si avvia ad una difficile e lenta ricostruzione, e qui quella che viene considerata la letteratura esistenzialistica fa da ponte tra la situazione di quel momento e l’esistenzialismo elaborato precedentemente. L’opera letteraria del grande Sartre ne è il primo è più importante esempio, una letteratura che descrive le situazioni umane più problematiche, più dolorose o peccaminose, l’incertezza delle azioni intraprese dall’uomo, ma non solo Sartre, abbiamo anche Simone de Beauvoir, Camus e una corrispondenza più generica che la letteratura esistenzialistica trova nel Decadentismo europeo. Come se l’esistenzialismo fosse una “forma filosofica del Decadentismo” (Elio Gianola, “Il Decadentismo”, Studium, Roma 1972), accomunati entrambe dal tema della morte. Mentre in Italia troviamo l’ermetismo che tratta particolarmente temi come la solitudine, la morte, l’oblio, l’illusione del vivere, il mistero, il passare del tempo che non ritorna, eccetera. L’esistenzialismo è un documento del secolo scorso dove l’uomo è un essere finito”abbandonato nel mondo”.

In filosofia, l’esistenzialismo è un insieme di filosofie diverse con tratti comuni che ci mostrano la loro connessione e la loro appartenenza allo stesso clima storico-culturale. La riflessione sull esistenza umana è il punto cardine e l’esistenza viene intesa come status problematico dell’uomo nella sua vita individuale. Come dicevo, ci sono delle differenze tra I filosofi esistenzialisti, pur essendo accomunati da un filo comune, per cui troviamo filosofi come Sartre o Abbagnano per i quali l’essere è esperenziale, ovvero io, gli altri e il mondo, mentre altri filosofi esistenzialisti come è integro considero non essere soprattutto una realtà ontologica, è ancora esistenzialistico Jaspers e Marcel che ci descrivono l’essere come un assoluto divino. Comunque lo si intenda, questo rapporto esistenziale con l’essere per tutti gli esistenzialisti riguarda l’uomo, è una cosa sua che richiede sempre comunque una scelta e comporta dei rischi.

Di conseguenza, per gli esistenzialisti l’uomo è un ente con delle possibilità, un ente singolo, concreto e irripetibile che ha il suo essere da realizzare attraverso le possibilità di scelta, ed è direttamente coinvolto nel suo cammino, nella sua realizzazione del proprio essere. Nessuno uomo può farlo o decidere al posto di un altro uomo, ognuno decide per sé E questa libertà di scelta si trova tra due estremi opposti che sono due estremi opposti, che sono l’autenticità e l’inautenticitá. Dunque anche l’esistenza è concreta e “singola” e si trova tra due estremi opposti che sono la nascita da un lato e la morte dall’altro, è dunque un’esistenza finita e limitata.

L’esistenzialismo cambia radicalmente il pensiero, per cui la ricerca della verità lascia il posto all’esistenza, alla considerazione dell’esistenza come un’esperienza che deve essere vissuta, tutta umana. È Kierkegaard che afferma questo, è la sua filosofia che introduce carattere antropologico e dà una svolta al pensiero, per il quale l’uomo è sempre nella situazione che esige una scelta, in tutti e tre i gli stadi dell’esistenza Kierkegaard definisce, ovvero estetico, etico, religioso. Ciò che ne consegue è meravigliosamente immenso per il pensiero filosofico, antropologico, psicologico anche se, ovviamente e com’è giusto che sia, produce altre criticità su cui ragionare. Anche se è Sartre a rendere celebre il termine nel lessico filosofico con la sua conferenza “L’esistenzialismo è un umanismo”, di cui già vi ho parlato in un altro scritto.

Ma, e questo è un mio pensiero, anche se la filosofia precedente alla svolta esistenzialistica era incentrata sulla ricerca della verità, non sarebbe giusto metterle “solo” questa etichetta, perché in tutto il pensiero che l’uomo ha prodotto ha ricercato ugualmente se stesso o un suo riflesso, volgendo lo sguardo al di fuori piuttosto che guardando dentro se stesso. Perché è in costante rapporto col mondo circostante. Sempre a mio modesto avviso, concentrandosi sul mondo esterno, probabilmente si è “salvato” dall’affrontare sentimenti contrastanti, come angoscia o stupore, di fronte all’immensitá dell’essere un umano, di fronte alla consapevolezza che anche l’altro è un “soggetto” e con cui esiste una relazione.

La storia ha un senso, la storia del pensiero ha un senso e tutto ha indicato la strada, passo dopo passo, verso l’uomo che guarda l’uomo, verso l’antropologia, verso l’esistenzialismo e, fino a noi, verso lo sguardo interiore, punto focale della mia filosofia. Chi lo sa…

Ma, concludendo il nostro discorso iniziale, l’esistenzialismo è un clima, un concetto che indica tutte le forme di pensiero che si trovano in un certo contesto temporale e culturale e che condividono una visione dell’esistenza come modo d’essere proprio dell’uomo, un’esistenza finita e racchiusa tra la nascita e la morte, durante la quale l’uomo deve decidere in funzione della propria autenticità e realizzazione. Ed è su questi concetti di singolarità a, scelta, angoscia eccetera che troviamo un collegamento col kierkegaard che conosciamo, per il quale Comprendiamo la polemica contro le filosofie dell’ 800 del 900 che non riconoscono un’esistenza finita, per esempio, negando anche all’uomo la possibilità di scelta.

Ho citato solo alcuni dei filosofi più rappresentativi di quest’atmosfera di pensiero e posso con piacere aggiungere, oltre ad Heidegger e Sartre, anche Marcel e Jaspers, l’italiano Nicola Abbagnano.

Anna Lorenzini.

ALCUNI SUGGERIMENTI

  • N. Abbagnano, Storia della filosofia
  • P.Chiodi, L’esistenzialismo di Heidegger
  • P. Primi, Storia del l’esistenzialismo, Studium, Roma, 1971
  • A. Santucci, Esistenzialismo e filosofia italiana, Il Mulino, Bologna, 1959
  • M. Heidegger, Essere e tempo, qualsiasi edizione
  • J. P. Sartre, L’essere e il Nulla, qualsiasi edizione
  • M. Heidegger, Lettera sull’umanitá o
  • J. P. Sartre, L’esistenzialismo è un umanismo

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