A volte mi soffermo ad osservare un tramonto.
Spesso, più che a volte, mi soffermo ad osservare, in generale.
Un albero, un pallone, un viso, un panorama, uno scorcio di cielo…
E stabilisco da me che è bellissimo. È bellissimo vedere i rami di un albero abbandonarsi al vento, è bellissimo osservare dei bambini che giocano in un cortile. Così come può essere bellissimo un volto, magari non nei canoni di bellezza oggettiva, ma bellissimi possono essere i particolari che rendono quel volto unico. Oppure posso pensare sia bellissimo un cielo limpido, terso…
Ma la bellezza dalla quale siamo attratti, da dove proviene? In che modo siamo in grado di decifrarla? Possiamo stabilire con esattezza quali canoni di bellezza servono per poter giudicare bellissimo un panorama? È bello un panorama su una vallata, ma lo è anche la vista dal mio appartamento al secondo piano con un palazzo di fronte?
È bellissimo un volto di donna, ma lo è anche il volto dello spazzino, del farmacista, della commessa, della stilista, del marinaio?
Un lupo, in cima alla montagna, con la luna come sfondo e con gli alberi tutt’intorno, reputa bello ciò che vede in base a dei canoni?
O reputerebbe bello anche essere su un piazzale di cemento, circondato da lampioni e panchine?
Preferirebbe avere come sfondo un bosco alpino, la steppa russa o una qualche landa asiatica?
L’uomo primitivo, così come il lupo, aveva preferenze estetiche nel trovare il proprio partner? O notava la bellezza, semplicissima, di un altro essere come lui, disposto a creare un nucleo familiare?
Noi, persone moderne, ci innamoriamo di un qualcosa (una casa o un’automobile) perché ci piace o perché rientra nei canoni di estetica contemporanei?
Ci innamoriamo di una persona perché rientra nei canoni di bellezza oggettivi, o perché semplicemente crediamo sia bellissimo condividere l’esistenza con un altro essere come noi, conoscerlo, creare un futuro assieme ed invecchiare in compagnia?
Quale è il modo giusto di scegliere? E quindi, con quale criterio si sceglie la persona da amare?
È giusto amare secondo dei paragoni o dovremmo liberarcene?
Per un leone, il lupo, l’uomo primitivo, è davvero così importante che una determinata cosa sia effettivamente così bella, per apprezzarla?
Non dovrebbe, forse, piacerci qualcuno (quindi amare) o qualcosa solamente perché è esattamente così come è, esattamente lì dove deve essere?
a cura di Fabio Valerio
Aristotele diceva “in medias virtus”…ma le tue domande e i tuoi pensieri fanno pensare che in realtà anche quando Aristotele si chiedeva cosa fosse la felicità per gli uomini e dove la si potesse trovare, capì che ognuno ha un proprio criterio di scelta: chi nella ricchezza, chi nelle proprie passioni, chi nello sport e nella forza fisica, chi nella scrittura, etc…
Ognuno è libero di scegliere come essere felice e individuare ciò che è fonte di gioia e felicità. Ma non credeva che tutto fosse relativo. Anzi, la vera felicità era racchiusa per lui nella Virtù Filosofica. Nell’equilibrio o la ricerca dell’equilibrio tra le cose nelle circostanze della vita, perché non sempre la Verità è una…ma conta il processo dell’insegnamento socratico tramandato a lui da Platone, allievo del grande maestro Socrate.
Ancora oggi penso che si faccia fatica a guardare ed amare le persone belle per come sono, rispetto al rapporto che abbiamo con le cose, più facilmente categorizzabili e classificabili con misure standard di bellezza. Ognuno ha il diritto di criterio di giudizio. De gustibus non disputandum est, in fondo. Libertà e Amore dovrebbero essere parte dello stesso processo, ma dovrebbero entrambe partire da uno “sguardo educativo pedagogico” basato sull’apprezzamento delle caratteristiche altrui, seppur soggettivo, ma che non sia distorto o alterato da una invadenza giudicante. Amare ed essere amati per quello che si è. Diamante prezioso al giorno d’oggi, non perfetto, ma neppure raro. Si può insegnare, si deve insegnare. Dipende da dove lo si guarda l’oggetto del nostro amore.
Grazie per la tua bellissima riflessione!
Grazie a te per questo splendido ragionamento!