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L.A.Storia / La lavagna storica

L’anno mille e la “rinascita”.

- 05/06/2021 | 17/01/2022 - Anna Lorenzini

Già con la dinastia degli Ottoni, a fine del 900, accanto alla prima rinascita spirituale, terminati gli ultimi assalti barbarici, si registrò anche un miglioramento delle condizioni di vita, dovuto all’aumento dei raccolti, alla diminuzione della mortalità e ad una prima ripresa dei centri abitati e delle campagne. A questo seguì anche una piccola ripresa del commercio, con mercanti, viandanti e pellegrini in viaggio per le strade del nostro continente, e un inizio di rinascita anche sul piano culturale. Nell’anno mille, la ripresa si consolidò e fu caratterizzata, innanzitutto, dall’aumento demografico, dal progresso dell’agricoltura, grazie a nuove tecniche che ne migliorarono la produzione, dalla ripresa dei commerci e dalla rinascita delle città. L’input fu di certo la ripresa demografica, dovuta ad un concatenarsi di eventi: l’aumento delle nascite e la fine delle pestilenze che avevano decimato le popolazioni, la fine delle invasioni barbariche, che avevano procurato distruzione e morte, e un non da meno un addolcimento del clima.

L’aumento della popolazione, già iniziato a fine del X secolo, portò ad un ripopolamento delle campagne, favorito proprio dai signori feudali, che incentivarono lo stanziarsi dei contadini nelle zone rurali, prima disabitate. Questo permise di dissodare i terreni precedentemente abbandonati e vennero modificati i cicli di rotazione: la rotazione biennale venne sostituita dalla rotazione triennale e questo permise una maggiore produttività dei campi. Infatti, con il sistema di rotazione biennale, la terra era divisa in due, di cui una parte coltivata e una a riposo, cambiando l’anno successivo. Con la rotazione triennale, il campo veniva diviso in tre parti e in un anno nella prima parte si coltivavano cereali invernali (frumento, segale), nella seconda parte le piante primaverili (avena, legumi, orzo) e la terza parte veniva lasciata a riposo, al pascolo degli animali e quindi alla concimazione; nei due anni successivi si scambiavano le parti. La produzione agricola, inoltre, migliorò in qualità e in quantità anche grazie ai grandi dissodamenti degli ordini monastici, per cui nacquero nuove aziende agrarie, dette grange, lavorate dai monaci e dai fratelli conversi, ovvero gruppi di contadini al servizio delle abbazie. Ma la migliore qualità della produzione agricola è dovuta anche ai rinnovamenti tecnici come la ferratura degli zoccoli degli animali e l’applicazione di un collare da traino rigido sulla spalla, carri più funzionali e l’aratro a ruota fu reso più potente dall’inserimento di elementi in ferro. Insomma fu l’agricoltura a trainare la rinascita, in conseguenza all’aumento demografico.

Risorgono anche villaggi e città in tutto l’Occidente e in Italia, dove in tutta l’età altomedievale la città continuò a sopravvivere,ma, nel secolo XI, accrebbero i centri abitati e nuovi insediamenti anche in aperta campagna. I primi villaggi, nati durante le opere di bonifica ad opera di intere famiglie, furono detti villenuove o borghi franchi, mentre i centri abitati erano caratterizzati da cinta murarie costruite in un punto dove confluivano due vie principali e, man a mano che il numero di abitanti cresceva, prendeva forma la città vere e proprie, venivano ricostruite tutte quelle mura abbattute nei secoli precedenti e nuove abitazioni, anche fuori dalle cinta murarie, nei cosiddetti suburbium, dove abitavano artigiani, commercianti e servi ormai liberi.

La rivoluzione dell’anno mille, soprannominata da alcuni “Rinascimento Medievale”, fu una rinascita totale che coinvolse aspetti economici, sociali, politici, agricoli e urbanistici, ma anche spirituali e idealistici. Prendevano corpo ideali contrari ad una Chiesa corrotta, guidati dai monaci e dai cittadini che si affianca amo spiritualmente a loro, già nel X secolo e ancor di più nell’XI. Le due piaghe maggiori della Chiesa feudale che si vollero combattere furori la Simonia e il Nicolaismo, intendendo con la prima la condanna della compra-vendita dei sacri uffici, e con la seconda la convivenza di vescovi e preti con le donne. Inizialmente, la volontà di purificare queste usanze ecclesiastiche fu essenzialmente monastica, ma poi divenne prerogativa della società ecclesiastica e laica.

Anna Lorenzini.

PER APPROFONDIRE.

R. Fossier, Infanzia dell’Europa. Economia e società dal X al XII secolo, Bologna, 1987

PH. Contamine, L’économie médiévale, Paris, 1993.

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