Oggi cercherò di fare un sunto, per quanto possibile, su cosa verte il libro della Genesi, il primo sia della Bibbia cristiana che ebraica, nel secondo caso chiamata Bereshit (Bĕrē’shīth).
Intanto perché nomi diversi tra le due religioni abramitiche?
Presto detto: Mentre la Bibbia cristiana nomina i libri per argomento quella ebraica da il titolo al libro prendendo la prima parola che da inizio al testo, o quantomeno la prima importante.
Altra differenza sostanziale, quella che per i cristiani è il Pentateuco, “cinque rotoli”, di cui la Genesi è il primo libro, per gli ebrei è la Torah, “La Legge”.
Ma adesso vediamo cosa narra questo libro essenziale per le due religioni abramitiche, e anche per l’Islam attenzione! Ovviamente selezionerò degli argomenti perché a trattarla tutta verrebbe qualcosa di mastodontico.
Genesi, Bĕrē’shīth in ebraico, significa origine in greco, gli ebrei hanno dato il nome al libro, come detto sopra, prendendo le prime parole di esso, “Nel Principio”.
Al suo interno troviamo informazioni sull’origine del mondo, dell’uomo, della caduta nel peccato e la conseguente entrata della morte nel mondo, del popolo di Israele e del piano di redenzione per l’umanità.
La tradizione vuole che questo libro sia stato scritto da Mosè, nonostante alcuni teologi e prelati cattolici sostengano ancora ciò in realtà è alquanto improbabile la cosa, se ce la vogliamo dire tutta non abbiamo alcuna fonte storica, proprio nessuna, che ci dia la certezza della reale esistenza di Mosè.
Il fatto che Gesù lo nomini parecchie volte ha fatto credere che potesse essere lui a scrivere il libro, ma questo non significa niente, anche perché Mosè è protagonista nei libri successivi, ma non nella Genesi, quindi è molto più probabile che la Genesi sia stata scritta a più mani, sicuramente è un testo antichissimo, si stima che possa essere stato scritto a partire dal 1500 a.C., tuttavia la questione della data è ancora dibattuta, c’è chi sposta la redazione del testo addirittura all’invasione babilonese di Nabucodonosor, ma veniamo al contenuto:
Innanzitutto il dilemma delle due creazioni, eh sì, nella Genesi vi sono due creazioni: Nella prima ci si rivolge al Signore con il titolo di Elhoim, che può essere tradotto come “Essere Sovrannaturale”. In ebraico è un plurale e secondo le diverse teorie lo si usò per manifestare la grandezza di Dio; nella seconda creazione ci si rivolge all’onnipotente con il titolo, sicuramente più conosciuto, di YHWH, che si legge Jahveh.
Ora la nel primo caso siamo di fronte alla tradizione Sacerdotale, nel secondo caso a quella Jahvista, non tratteremo oggi le tradizioni, andiamo avanti.
Le due storie sono complementari piuttosto che sovrapposte, con la prima (la storia Sacerdotale) che si concentra sul piano cosmico della creazione, mentre la seconda (il racconto Jahvista) che si concentra sull’uomo come custode e tutore del suo ambiente e come agente morale. Ci sono analogie significative tra le due storie, ma anche differenze significative: il secondo resoconto, in contrasto con il regime serrato dei sette giorni di Genesi 1, usa uno stile narrativo semplice e scorrevole, che procede da Dio che forma il primo uomo nel Giardino dell’Eden fino alla creazione della prima donna e l’istituzione del matrimonio; in contrasto con il Dio onnipotente di Genesi 1, che crea un’umanità simile alla divinità, il Dio di Genesi 2 può fallire o riuscire: l’umanità che crea non è quasi divina, ma viene punita per atti che portino al loro divenire uguali a Dio (Genesi 3,1-24) e l’ordine e metodo della creazione stessa sono diversi. Insieme, questa combinazione di carattere parallelo e profilo contrastante puntano ad un’origine differente dei materiali in Genesi 1:1-2:3 e Genesi 2:4b-3:23, sebbene siano ora combinati elegantemente.
I racconti primari di ciascun capitolo sono uniti da un ponte letterario a Genesi 2:4a, “Queste le origini del cielo e della terra, quando vennero creati.” Questo riecheggia la prima riga di Genesi 1, “In principio Dio creò il cielo e la terra”, e viene invertito nella frase successiva, Genesi 2:4b “…Nel giorno in cui il Signore Dio fece la terra e il cielo”. Questo versetto è uno di dieci frasi “generazioni” (in ebraico: תולדות (tôledôt) usate in tutta la Genesi, che forniscono una struttura letteraria al libro. Normalmente funzionano come intestazioni di ciò che segue, ma la posizione di questa prima della serie è stata oggetto di innumerevoli discussioni. In ogni caso, né ebrei né cristiani se la sono sentita di togliere una creazione, di prenderne una a scapito dell’altra, questo crea una sorta di forte contrasto, la si veda come si vuole è così!
(Nella parte sottolineata mi sono avvalso dell’aiuto di Wikipedia)
Ma oltre alla creazione cosa troviamo in Genesi?
Farò un riassunto riportando nomi e datazione degli anni che avrebbero vissuto, come vedrete non reali, dei Patriarchi prima del Diluvio Universale, post Diluvio e quelli della terra di Canaan, magari soffermandomi un po’ sui terzi.
i Patriarchi fino al diluvio furono: Adamo (0-930), Set (130-1042), Eknos (235-1140), Kenan (325-1235), Maalaleel (395-1290), Iared (460-1422), Enoch (622-987), Matusalemme (687-1656), Lamech (874-1651), Noè (1056-2006)
I post Diluviani: Sem (1557-2157), Arpacsad (1658-2096), Selach (1693-2126), Eber (1723-2187), Peleg (1757-1996), Reu (1787-2026), Serug (1819-2049), Nacor (1878-2083) Terach (1878-283) ==> Quest’ultimo a 70 anni generò Abramo
I Patriarchi di Canaan: Abramo (1948-2123), Isacco (2048-2228), Giacobbe (2108-2255)
Ma come è possibile che i Patriarchi abbiano vissuto tutti questi anni? Infatti è impossibile e a riguardo ci sono varie teorie, vi riporto le più importanti:
Il biblista Gerhard Larsson, ad esempio, ha affermato che i rabbini che hanno tradotto la Septuaginta dall’ebraico al greco ad Alessandria verso il III° secolo d.C., consapevoli del fatto che lo storico egiziano Manetone non faceva menzione di un diluvio, e allungò l’età dei patriarchi per far arretrare il tempo del diluvio a prima della I^ dinastia egizia.
Isaac Asimov invece ha proposto la teoria che non si trattassero di anni bensì di cicli lunari, ciò porterebbe ad una vita normalissima soprattutto a quei tempi, difatti Matusalemme, il più longevo, sarebbe morto a 70 anni, un’età di tutto rispetto comunque per il tempo!
Mikhail Verba osserva che i primi traduttori della Bibbia nel III° secolo d.C. avrebbero commesso un grossolano errore: Non si è tenuto conto del sistema di calcolo dei Sumeri. Il Fisico e Geologo, che però è appassionato di Culture Antiche, ha rimembrato che la matematica sumera si basa su un sistema sessagesimale e non decimale, inoltre la trascrizione di quel sistema a quei tempi sarebbe stato molto complicato da una particolare simbologia che teneva conto anche dello spessore delle linee usate per scrivere i numeri. Resta il fatto che anche secondo questo calcolo Matusalemme sarebbe morto alla vetusta età di 117 anni!
Tutte teorie interessanti insomma, se qualcuna è vera forse non lo sapremo mai, ma sappiamo, grazie all’Osteoarcheologia, che nessuno ha potuto vivere 500, 600 addirittura 900 anni, questo sì lo sappiamo con certezza!
Su Abramo si potrebbe scrivere un’enciclopedia. La prova che Dio gli diede di sacrificargli il figlio Isacco, a cui rispose accettando, fermato poi dall’Angelo del Signore, difatti Dio voleva un segno: Che amasse Lui più di chiunque e che obbedisse a tutto quello che gli diceva, insomma fedeltà assoluta! Dio lo chiama da “Ur dei Caldei”, probabilmente i Kaldu, erano una popolazione semita della Bassa Mesopotamia, o forse, critiche più recenti, stanzierebbero Abramo ben più vicino alla Terra Promessa, ovvero a Uru, piccola cittadina in Turchia, ma per adesso la prima ipotesi è quella più probabile. “Esci dalla tua terra e va dove ti mostrerò” è la chiamata che Dio fa ad Abramo, ha inizio il viaggio verso la terra promessa e un Accadico, probabilmente un Amorreo, sempre popolo semita, è il prescelto per portare il Popolo Eletto dove Dio lo ha designato.
Avrà due figli: Ismaele dalla schiava Agar e Isacco da Sarai (In seguito Dio gli cambierà nome in Sara, come già fatto con Abramo, che era Abram: Per Dio cambiare nome era prendere possesso della sua creatura, che gli apparteneva, si ripeterà parecchie volte questa modalità di agire divino nella bibbia).
Ismaele verrà mandato via da Abramo, su pressione della moglie Sara, ella non voleva infatti che dividesse l’eredità con Isacco, in quanto figlio di una schiava. Secondo la tradizione Ismaele sarà il progenitore di tutti gli Arabi, che vengono appunto chiamati “Ismaeliti”, attenzione da non confondersi con la dottrina degli Ismaeliti, o Settimani, corrente dello Sciismo, che è cosa a sé stante.
Isacco rappresenterà un po’ una fase di transizione, sarà fondamentale il suo ruolo di padre di Giacobbe che con i suoi dodici figli, e dopo una lunga storia che magari proporrò in un articolo a parte, darà origine alle dodici tribù di Israele.
Ho provato ad essere il più sintetico possibile, ma non era facile, anzi, inoltre non ho raccontato molte cose, se interessati vi invito a leggervi la Bibbia, che come detto inizia dalla Genesi. Attenzione! Non una lettura così alla leggera, non serve a niente, leggete le note, fate approfondimenti e cercate anche in fonti non cristiane, fatevi un’idea vostra, la Teologia è veramente bella se affrontata senza dogmi!
Cercherò di approfondire questo tema in futuro ripartendo appunto dalla Storia più approfondita dei tre patriarchi per antonomasia: Abramo, Isacco e Giacobbe (Chiamato Israele poi vedremo il perché)
Daniele Da Prato.