E ormai fatto noto agli appassionati e agli studiosi di filosofia che Socrate non ci ha lasciato nulla di scritto, perciò la prima domanda che si pone un neofita è: come posso conoscere Socrate? Da quali fonti conosciamo il suo pensiero? Come conoscere la filosofia di Socrate e soprattutto c’è una filosofia di Socrate? Queste domande rappresentano quella che un tempo veniva definita la “questione socratica”, ovvero il problema di ricostruire il pensiero di questo filosofo, attraverso fonti indirette e molto spesso non coerenti tra di loro, tra le quali le principali sono sicuramente quelle di Platone e Aristotele, Aristofane, Senofonte, i socratici minori, Policrate.
Aristofane, nella sua commedia “Le Nuvole”, rappresentata ad Atene nel 423 a.C., ci dà l’unica testimonianza che risale al Socrate ancora vivente, e lo rappresenta come un intellettuale innovatore e come un chiacchierone, che dispensa insegnamenti corrotti ai giovani per bene, mentre guarda le nuvole. È ovvio come in questa commedia ci sia tanta polemica e tanta satira nei confronti di Socrate, ciononostante ci mostra uno spaccato storico che rappresenta il mondo in cui viveva Socrate in quel periodo è il rispettivo clima storico-culturale di Atene. Il quadro storico è il motivo per cui la testimonianza di Aristofane viene comunque tenuta in considerazione, per il resto rimane una caricatura del nostro amato filosofo. Policrate, invece, poco dopo la morte del Maestro, lo accusa di aver disprezzato la democrazia e di essere stato rappresentante di alcuni cattivi esponenti dell’aristocrazia ateniese, trovandosi, inoltre, in accordo con Aristofane nell’accusare Socrate di aver corrotto i giovani e di aver insegnato delle “credenze” contrarie allo Stato.
Dopo il 1950, come scrive Adorno, la storiografia socratica intraprendere 2 strade fondamentali: la prima, che ritiene assolutamente utile l’impegno di ricercare un Socrate veritiero, a meno che non si voglia proprio cadere nel romanzo della sua vita; la seconda strada, che sostiene che ogni fonte debba essere collocata nel suo tempo, e non pensata ad oggi, con tutti i reali concreti problemi dell’autore della fonte che stiamo considerando, per ricostruire la situazione culturale, ambientale e storica e per comprendere anche la politica e le polemiche politiche del tempo. Secondo questi criteri, la critica contemporanea ha ritrovato nell’apologia di Socrate una delle fonti principali per la conoscenza proprio dell’uomo e del filosofo, alla quale le altre fonti prima trascurate, come appunto la commedia di Aristofane. A questo proposito, importante è sicuramente anche Senofonte, il quale ci racconta di Socrate molto tempo dopo la sua morte, e ci presenta un uomo molto più moralista e predicatore.
Platone nei suoi dialoghi ci offre l’immagine del maestro della filosofia soggettiva più suggestiva ed anche piena d’amore, immagine dalla quale nasce la visione tradizionale di Socrate. L’amore filosofico di Platone per Socrate si comprende già dal fatto che i primi periodi dell’attività filosofica di Platone sono dedicati proprio alla descrizione e alla difesa dell’insegnamento del Maestro. Accennando ai due dialoghi, l’Apologia e il Critone, possiamo dire che entrambi spiegano l’atteggiamento di Socrate di fronte all’accusa, al processo e alla condanna e spiegano anche il suo rifiuto di sottrarsi alla condanna stessa. Nell’apologia viene descritto ed enfatizzato il compito che Socrate si è dato per se stesso e per gli altri, riassumendo l’intero significato di questo scritto nella frase “una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta dall’uomo”. Infatti Socrate dichiara ai giudici che non abbandonerà mai l’esame di se stesso e degli altri per ricercare la via del sapere e della virtù, compito che egli stesso definisce essergli stato affidato dalla divinità. Capiamo ovviamente che la ricerca filosofica di Platone si presenta come uno sforzo interpretativo sia della filosofia che della personalità di Socrate, per cui la stessa forma letteraria che Platone sceglie, ovvero il dialogo, è un atto di fede a Socrate stesso, utilizzando la sua stessa forma filosofica, il dialogo, però scritto: perciò, quello che ha trattenuto Socrate dallo scrivere ha spinto invece Platone a scrivere.
Parleremo di Platone in altra sede. In ogni caso l’apologia resta per alcuni un’opera fondamentale e con un nucleo di verità, mentre per altri è un’invenzione platonica. Dal lungo dibattito storico, comunque, possiamo desumere chiaramente che quest’opera ci deve apparire come un testo filosofico, ma soprattutto come un documento politico che richiede una lettura profonda e anche un pochino maliziosa, in quanto vi sono presenti una serie di riferimenti, allusioni e a volte dei trabocchetti lessicali che ci mostrano la genialità creativa di Platone e il suo essere di parte nell’interpretare la figura del maestro, e nell’interpretare le vicende politiche che lo hanno riguardato.
Aristotele invece schematizza Socrate come colui che ha scoperto il “concetto”, come colui che ha posto la virtù come scienza, interpretazione questa che non fornisce nulla di più rispetto a Platone per cui quest’ultimo rimane la fonte fondamentale per la ricostruzione del Socrate storico. Ma la testimonianza di Aristotele, unita a quella di Senofonte, può dare un modo per capire so che nell’opera di Platone appartiene effettivamente al maestro. “… Ma Socrate con buona ragione ricercava l’essenza…” ( Metafisica I) per Aristotele, la ricerca dell’universale di Socrate è un metodo logico, partendo dalla domanda “che cos’è?”, dunque gli conferisce il merito di una dottrina della definizione universale, unitamente a quella del ragionamento induttivo, “entrambe infatti concernono il principio della scienza”.
Per Hegel, per esempio, Socrate è una figura centrale nella storia della filosofia, perché arriva prima di tutti alla scoperta del pensiero soggettivo, scoperta che rappresenta una vera e propria svolta rispetto alla considerazione del “soggetto-oggetto” della filosofia che precede Socrate. È lui il filosofo che mette le basi per la nascita e lo sviluppo dell’etica. La concezione socratica di Hegel è una concezione razionalista che desume sostanzialmente da Senofonte, ch’egli cita molto spesso, e al quale interessa difendere Socrate dalle accuse che gli sono state mosse di offendere la religione e di corrompere i giovani, per sottolineare gli effetti positivi delle parole e delle azioni del maestro, che si poneva come esempio, concentrando la sua filosofia sui valori umani. E qui ammiriamo nascere il pensiero soggettivo nella filosofia, ammiriamo nascere la filosofia come ricerca e dialogo sui problemi dell’uomo, ammiriamo il “conosci te stesso” che rappresenta la base dello sguardo interiore della mia filosofia, ma non solo della mia. Cicerone ha scritto che “Socrate ha richiamato la filosofia dal cielo alla Terra” volendo indicare con questa frase che la Sofia di Socrate ha per oggetto esclusivamente l’uomo e il suo mondo, cambiando totalmente la direzione dello sguardo filosofico dall’universo, dalla ricerca naturalistica all’uomo e alla ricerca dell’uomo. La missione di questa filosofia è quella di suscitare nell’uomo la ricerca intorno all’uomo, un esame incessante di se stesso e degli altri, di se stesso in rapporto agli altri e degli altri in rapporto a se stesso, ponendo come primo assunto il riconoscimento della propria ignoranza, perché è sapiente solo colui che sa di non sapere. L’uomo che riconosce la propria ignoranza si mette alla ricerca del sapere, prendendosi cura di sé e ricercando la verità è la virtù. Questo principio lo mette in netta contrapposizione, per esempio, con il non-sapere dei Sofisti, i quali invece si ritenevano sapienti e pretendevano di insegnare la sapienza agli altri, ponendosi così in una posizione di finto sapere privo di verità, carico di presunzione e per questo incapace di porsi nell’atteggiamento della ricerca, che è l’unico atteggiamento adatto è proprio dell’uomo. La condizione stessa della ricerca è data dal l’ironia con cui Socrate cerca di suscitare negli altri il riconoscimento della propria ignoranza, l’ironia è l’interrogazione attraverso il dialogo per aprire gli occhi all’uomo sulla propria ignoranza, l’ironia che suscita dubbio, il quale, a sua volta, suscita la ricerca di se stessi, e dunque porta alla liberazione. Liberazione da un sapere fittizio, concetto sul quale il nostro amato Kierkegaard insiste nel “Concetto dell’ironia”.
Anna Lorenzini.
“Molte sono le cose meravigliose, ma nessuna più meravigliosa dell’uomo.”
Sofocle
NOTA BIBLIOGRAFICA
F.Adorno, Introduzione a Socrate, Laterza, Bari 1970
N. Abbagnano, Storia della filosofia, Vol.I, cp. VIII
Aristofane, Le Nuvole, trad. di G. Paduano, Garzanti, Milano, 1992
Platone, Dialoghi vari: Critone, Apologia di Socrate
Senofonte, Economico, Apologia, Simposio e Memorabili.
Aristotele, Metafisica I